Fare una mostra

Fare una mostra

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«Mettere in piedi una collezione significa trovare, acquisire, organizzare e immagazzinare oggetti in una stanza, una casa, una biblioteca, un museo oppure un deposito. È anche, inevitabilmente, un modo di pensare il mondo... Si potrebbe quindi affermare che collezionare è un metodo per produrre conoscenza.»

Come nasce una mostra? Qual è il ruolo del curatore? Perché possiamo considerarci tutti curatori? Intrecciando ricordi personali e professionali legati alla sua poliedrica attività in ambito artistico - dalla prima esposizione, allestita nella cucina di casa, fino alle celebri maratone culturali di ventiquattr'ore alla Serpentine Gallery di Londra - con esempi di curatela nel campo dell'architettura, delle scienze e nella vita di ogni giorno, Hans Ulrich Obrist spiega che curare, in fondo, è «un tentativo d'impollinazione fra culture, o un modo di disegnare mappe, che schiude percorsi nuovi attraverso una città, un popolo o un mondo». Magneticamente sospeso tra la narrazione autobiografica e la riflessione sulla curatela come pratica culturale nient'affatto limitata ai musei - l'impresario teatrale Sergej Djagilev, fondatore dei Ballets Russes ed eroe personale di Obrist, fu un curatore eccezionale per il suo talento nel coinvolgere sensibilità artistiche differenti -, Fare una mostra è un libero viaggio tra incontri e conversazioni brillanti e mai convenzionali con gli artisti, gli scrittori e gli intellettuali che più hanno ispirato Obrist. Rimbalzando vivacemente tra mostre, festival internazionali, continenti e secoli, ci restituisce il profilo di una professione tutt'altro che chiusa in se stessa, fino a suggerirci che la proliferazione di idee, informazioni e oggetti che qualifica il mondo contemporaneo non lascia alternativa: selezionare al meglio, curare i nostri contenuti è un esercizio irrinunciabile della quotidianità, un gesto di sopravvivenza che ci riguarda tutti.

«Curare una mostra è importante, ma altrettanto importante è curare i modi di essere umani. Hans Ulrich Obrist, allo stesso tempo anarca gentile e consumato insider, intelligenza superba e levità di superficie, controllo e bulimia, spontaneità e diplomazia, coraggio e ipocondria, è uno dei pochi personaggi riusciti ancora capace di comprendere l'arco integrale della sottigliezza e della debolezza umane: dell'essere-umani-oggi incarna tutti i sintomi, molte malattie, e alcune medicine vivaci: e se glielo chiedete, sarà sempre in grado di ricordarvi tutto.» - dal Ritratto di Hans Ulrich Obrist di Gianluigi Ricuperati

«Un libro appassionante e colto che sostiene in modo convincente l'importanza della curatela, nel mondo dell'arte e nella vita di ogni giorno.» - Ekow Eshun, The Independent

«È un'autobiografia. E, insieme, un breviario. E un piccolo trattato. Per la prima volta Obrist parla di sé in prima persona.» - Vincenzo Trione, Corriere della Sera

«Molto intelligente e profondo, ci restituisce l'immagine di un professionista intensamente coinvolto nella circolazione delle idee nella cultura contemporanea.» - Carl Wilkinson, Financial Times

«Il profilo vivace, eclettico e a tratti esasperante della carriera di un curatore di mostre.» - Brian Dillon, Literary Review

Dettagli libro

Sull'autore

Hans Ulrich Obrist

Hans Ulrich Obrist è unanimemente considerato uno dei curatori d’arte più influenti al mondo. Negli anni novanta ha intrapreso un progetto di interviste ai più importanti architetti, artisti e pensatori del nostro tempo, parzialmente confluito nel volume Vite degli artisti, vite degli architetti (Utet, 2017). Tra le sue opere pubblicate in italiano ricordiamo Breve storia della curatela (Postmedia, 2011) e Ai Weiwei parla (il Saggiatore, 2012). Dal 2006 è condirettore della Serpentine Gallery di Londra.

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