Sulla tratta e la schiavitù dei neri e dei bianchi

Sulla tratta e la schiavitù dei neri e dei bianchi

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Questo testo, scritto nel 1815, contiene una radicale confutazione di tutti gli argomenti coevi volti a legittimare la tratta e la schiavitù degli esseri umani, fossero essi africani, condannati a essere sfruttati in America, o irlandesi, discriminati e asserviti in Europa. Nelle due sezioni che compongono il volume – la prima dedicata ai “neri” e la seconda ai “bianchi” – si denunciano le assurdità, le ipocrisie e le contraddizioni di quanti persistono nel voler negare l’uguaglianza tra gli uomini e cercano di dividerne gerarchicamente i destini. Pervaso di spirito repubblicano e di egualitarismo cristiano, questo scritto è, secondo il suo autore, essenzialmente volto a sostenere «la cause de l’humanité».

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Sull'autore

Hanri Gregoire

(Vého, 1750 – Parigi, 1831) Presbitero cattolico e, in seguito, vescovo costituzionale, fu tra i protagonisti della Rivoluzione Francese. Contribuì alla redazione della Costituzione civile del clero, si batté in favore del suffragio universale e per la fine dei privilegi. Membro della “Société des amis des Noirs”, propugnò l’abolizione della tratta e della schiavitù e fu tra i principali sostenitori del riconoscimento dei diritti civili e politici agli ebrei. Fondatore del “Conservatoire national des arts et métiers”, si spese per promuovere la diffusione dell’uso della lingua francese sul territorio nazionale e inventò il termine “vandalismo” per tutelare «quegli oggetti nazionali che non essendo di nessuno sono proprietà di tutti». Nel 1989, in occasione del bicentenario della Rivoluzione, le sue ceneri sono state trasferite al Panthéon di Parigi.

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